"In un certo senso oggi siamo tutti keynesiani; in un altro nessuno è più keynesiano"

Krugman, economista

 

 

John Maynard Keynes è stato un economista britannico vissuto nel primo novecento che ha dato un contributo assai notevole al concetto di economia. Per capire bene il suo pensiero preferisco procedere ad un analisi di proposte utili al nostro tempo partendo da un suo pensiero:

 

"Voglio anche sottolineare con forza il punto che l'economia è una scienza morale. Ho menzionato prima che essa ha a che fare con l'introspezione ed i valori. Avrei anche potuto aggiungere che si occupa di motivazione, aspettative, incertezze psicologiche. Bisogna essere costantemente in guardia contro un trattamento della materia come se si occupasse di cose costanti ed omogenee. E' come se la caduta della mela al suolo dipendesse dalle motivazioni della mela, dal se valga la pena cadere al suolo e dal se la terra vuole che la mela cada, nonché dagli errori di calcolo da parte della mela circa la sua distanza dal centro della Terra."

 

  • Debito pubblico: La più grande tra le piaghe del nostro tempo è sicuramente quella dell'indebitamento.  La soluzione deve passare attraverso un'attenta riduzione del peso del debito mediante un processo di crescita della domanda interna. Si nota subito una discrepanza con le politiche di austerità oggi promosse. In un certo senso Keynes è l'eterno "ottimista" che vede nelle capacità dell'economia la soluzione di riabilitarsi attraverso un processo fisioterapico (a sostegno statale). Al contrario i moderni approcci tendono a far trasparire una certa freddezza nel metodo dove si impongono cure molto restrittive, con la pretesa che il paziente guarisca da solo (una sorta di legge di natura dove il più forte sopravvive). Come una punizione, si raziona la dieta ad un economia che per anni ha speso oltre le proprie capacità a scapito delle generazioni future che si trovano ingolfati da debiti preesistenti. Al contrario il pensiero keyesiano prevede un'accurata analisi delle falle del sistema ed un ottica di sostegno alla guarigione senza la conseguente assuefazione alle medicine.

"Keynes era scettico su buana parte di quanto veniva fatto all'interno del New Deal [...] gli aiuti statali  per far calare la disoccupazione sono sensati soltanto nella parte bassa del ciclo o durante una recessione e che non è consigliabile continuare a pompare moneta nel sistema quando l'economia è in ripresa.

Wapshott su Keynes

  • Moneta e inflazione: L'utilizzo della moneta deve essere uno strumento di lotta alla stagnazione dei mercati. Necessaria, se non fondamentale, è quindi la trasformazione della Banca centrale Europea in una vera banca centrale in grado di emettere moneta per finanziare il debito pubblico. Tale strumento non deve essere il pozzo da cui attingere, ma il prestatore di risorse in grado di muoversi in controtendenza contro le oscillazioni del mercato. Infatti nel momento di crisi deve essere "generoso" in modo da aiutare la ripresa, invece nei momenti di "benessere" deve essere rigoroso nella richiesta dei crediti al fine di non favorire la nascita di "Bolle speculative" (ad esempio il mercato del papavero nel passato o, più attuale, il mercato immobiliare ).

"Il mondo non è governato dall'alto in modo che l'interesse privato e sociale coincidano sempre. [...]Non è vero che l'egoismo sia di solito illuminato; più spesso gli individui che agiscono separatamente per promuovere i loro propri fini sono troppo ignoranti o troppo deboli per ottenerli." 

  • Investimenti pubblici: Attraverso un'attenta analisi slegata da tornaconto possono vedersi realizzate alcune opere. Sanità, Viabilità, Sviluppo, Finanza, sono solo alcuni degli ambienti che non possono essere lasciati alla sola iniziativa privata. Occorre infatti un'ottica assai libera da personalismi per poter progettare e rendere sostenibili determinati settori. Si pensi ad esempio all'investimento nell'economica ambientale, la raccolta differenziata e il riciclo sono di gran lunga più onerosi rispetto alla "discarica abusiva" ma per valori e per "sopravvivenza" sono oneri da assolvere. Inoltre la produzione di beni collettivi porta all'aumento della domanda aggregata, fattore assai positivo in un'ottica di rilancio economico e uscita dalla crisi.

"E' evidente che una società individualista lasciata a se stessa non funziona bene o anche solo in maniera tollerabile" [...] "Più problematico è il periodo, peggio funziona un sistema liberista."

  • Investimenti e tasse: Una piaga del nostro tempo è sicuramente la speculazione finanziaria, flussi di capitali si spostano da una parte all'altra nel mondo con profitti più remunerativi di un eguale investimento nell'economica reale. In questo modo i mercati, tra cui quello del lavoro subiscono una forte stretta che porta disoccupazione e riduzioni asimmetriche (sto semplificando). Occorre un'imposta patrimoniale sul mercato finanziario che disincentivi le rendite oltre che redistribuire le rendite. In questo modo aumenta la propensione al consumo e si fornisce un'ulteriore spinta all'economia che coinvolge la popolazione "media", vero motore del nostro sistema sociale (Si pensi al modello proposto da Tobin e Keynes sulla tassazione degli investimenti a breve termine, spesso di natura speculativa).

"[La speculazione] Per motivi in parte ragionevoli, in parte istintivi, il nostro desiderio di tenere moneta come riserva di ricchezza è un barometro del nostro grado di sfiducia nelle nostre capacità di calcolo e nelle nostre convinzioni sul futuro.”

 

  • Ristrutturare il mercato italiano, ricco di piccole aziende, creando cantieri di sviluppo assistito in grado di rendere competitive le nostre aziende sfruttando economie di scala e qualità nazionale.

"Stiamo entrando in un circolo vizioso. Non facciamo niente perché non abbiamo i soldi, però è esattamente perché non facciamo niente che non abbiamo i soldi"

  • Ricerca e sviluppo: l'adeguamento tecnologico risulta essere spesso l'ago della bilancia nelle catene produttive, ma tali ricerche comportano alti costi e guadagni nel lungo periodo. Occorre quindi "pubblicizzare" la ricerca non solo nelle università, ma anche sul campo aziendale ed operativo (digitalizzazione, energie pulite, alimentazione e sanità).

 

  • Mercato del lavoro: Troppo spesso il mercato del lavoro ha sofferto di una sclerotizzazione che ne ha aumentato esponenzialmente il costo. Una attena analisi dei CCNL italiani verso una maggiore "freschezza", "flessibilità", meritocrazia sono alcune delle spinte necessarie a risollevare l'impresa che vede nel costo del lavoro forse uno degli scogli più ardui da superare. Inoltre l'autore ha sempre preferito politiche del lavoro attive piuttosto che di natura assistenziale. 

"Il fatto che tanti lavoratori ora disoccupati riceverebbero una paga invece del sussidio significherebbe un aumento del potere d'acquisto effettivo che darebbe uno stimolo generale ai commerci."

 

Risulta evidente che i tratti distintivi di Keynes siano ancora attuali ed innovativi. In un tempo dove l'essere "tecnici" significa spesso appartenere al "lato oscuro della forza", è necessario riscoprire o meglio scoprire quanto i grandi, le colonne dell'economia hanno scritto con spirito libero e farne tesoro.

 

"Mi chiedo sempre quali sono i costi per l'economia nel caso ci sbagliassimo. Se non c'è un rischio particolare, puoi tentare le politiche che ti pare e piace. Se invece il costo del fallimento è potenzialmente molto grande, dovresti evitare una certa politica anche se la probabilità di successo sono superiori al 50%, perché non puoi accettare i costi del fallimento.

 Greenspan